|
L’entrata nel noviziato della SMEC richiede, obbligatoriamente, un impegno morale conforme all’aspirazione dei fratelli/sorelle che la compongono.
Queste aspirazioni del candidato, lo impegnano concretamente ad operare secondo le sue capacità e possibilità, la sua presenza è supportata unicamente dal suo valore morale, l’onestà delle sue intenzioni, la forza della sua volontà di perseverazione e la fede nella sua missione personale in mezzo agli uomini.
Questo permette di constatare che la SMEC non è una associazione onorifica e conviviale ma una vocazione.
Il cammino che viene intrapreso deve compiersi nella linea della nostra storia di “Poveri Cavalieri di Cristo”, della nostra cultura e della nostra fede cristiana e cattolica, nella tolleranza, la più sincera e coerente, nella verità, verso coloro che vivono sotto altri cieli e sono eredi di altre culture ed altre credenze.
La pace in noi e la pace intorno a noi, deve essere uno stato interiore, verso il quale ognuno deve sforzarsi di vivere, per la più grande disponibilità a beneficio dell’attenzione da rivolgere all’agito permanente dell’attitudine Cavalleresca dei “Poveri Cavalieri di Cristo”.
L’unione fa la forza, i doni personali arricchiscono la vita espressa in questo mondo, andare verso e accogliere la volontà di Dio realizza l’uomo e la donna di oggi, in un movimento di rinnovo e di progresso Spirituale.
Il Ritorno ai valori semplici, puri e concreti, che fanno la felicità dell’essere creato, richiede sforzo, coscienza, rispetto e determinazione. Il noviziato è un periodo di ascolto, riflessione esame personale, che impegna il novizio, permettendoli di scoprire se è il tempo e se la via è giusta, e se avrà i talenti per proseguire nel faticoso cammino di Cavaliere/Dama.
Al termine ci sarà la soddisfazione di essere persone nuove.
- L’ammissione al noviziato avviene secondo quando disposto dallo statuto.
- Il noviziato può essere preceduto da un periodo, a discrezione del commandeur interessato, di valutazione, si denominerà probandato, e che consiste nel “primo approccio alla SMEC ed alla spiritualità dei Poveri Cavalieri di Cristo”.
- Il rito di Ammissione al Noviziato si faccia, con sobrietà, nella Comanderia, secondo il rituale del SMEC.
- I Maestri dei novizi, su proposta delle Comanderie, siano nominati dal GPR e coordinati da un Maestro dei Novizi Regionale.
- Il noviziato non duri meno di sei mesi e non oltrepassi i due anni.
- Si facciano, nel noviziato, almeno 12 incontri formativi.
- I contenuti di formazione, minimi siano i seguenti:
- Parola di Dio - Identità cristiana - Storia della Chiesa, dei Poveri Cavalieri di Cristo e delle religioni - Catechismo, in pillole, della Chiesa Cattolica - Spiritualità cavalleresca e di Poveri Cavalieri di Cristo - Statuto SMEC - Ritualità della Chiesa Cattolica e della SMEC - Fratellanza, obbedienza, carità, impegno e perseveranza - Biblioteca di riferimento
- Impegno del novizio è quello di essere presente a tutte le convocazioni del Maestro, ai Capitoli di Comanderia (come uditore) e a tutte le iniziative di fratellanza e carità della SMEC. Abbia colloqui frequenti con il Maestro per auto-valutarsi.
- Al termine del noviziato, il Maestro dei novizi comunica al Commandeur interessato l’opportunità o no di elevare il novizio al grado superiore, mediante una relazione scritta. Il commandeur valuta la relazione e se ritiene, che il novizio possa essere elevato di grado, invia la sua valutazione al GPR ( con allegata la relazione del Maestro), che dopo aver sentito il parere consultivo del suo consiglio, ammette o respinge l’elevazione di grado. Se il novizio viene ammesso all’elevazione di grado, si proceda nel Capitolo Regionale o Nazionale più prossimo. Elevato al grado di Cavaliere/Dama il fratello/sorella è membro effettivo della SMEC. Al passaggio sia fatta la Veglia d'armi.
LA VEGLIA D’ARMI
É la prossima preparazione del futuro cavaliere e dama. Al termine del cammino si faccia la veglia d'armi, cioè un momento di ritiro, silenzio e solitudine in cui il candidato cavaliere e dama legge dentro il suo cuore la volontà di Dio e dà la risposta alla domanda del Creatore che lo voca:
Signore cosa vuoi che io faccia?
|
|