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Storia dei Poveri Cavalieri di Cristo  
La Fondazione
I primi passi
 
     

  I CAPITOLI DELL'EPOCA  

Al momento di entrare nella sala  del Capitolo ogni partecipante, fattosi il segno della croce e recitato il Pater Noster, si poteva sedere.

Colui che officiava il Capitolo si rivolgeva agli intervenuti dicendo “Miei buoni Fratelli e Sorelle, alzatevi e pregate il  Nostro Signore affinché invii oggi la sua Santa Grazia su di noi tutti”: A questo momento tutti si alzano in piedi, si ponevano sugli attenti e, fattisi il segno della croce, recitavano a voce alta il Pater Noster.

Se durante questo momento era presente il Cappellano, egli si disponeva a recitare una preghiera o una omelia prima dell’ inizio del Capitolo. A questo seguiva la omelia pronunciata da chi officiava il Capitolo.

Dopo questi pronunciamenti i Fratelli e le Sorelle presenti potevano confessare a se medesimi ed agli altri le loro colpe.

Durante lo svolgimento del Capitolo si rimaneva fermi, composti ed in silenzio, ascoltando con attenzione la parola del più alto in grado o del Commandeur. Si aveva diritto di parola solo dopo averla richiesta ed averne ricevuto il diritto dal più alto in grado o dal Commandeur medesimo.

Nessuno fra i Fratelli e le Sorelle poteva essere assente al Capitolo senza giustificazione preventiva ed espresso permesso da parte del proprio Commandeur, né si poteva abbandonare il Capitolo medesimo quando questo era ancora in corso.

I Capitoli dei nostri antichi Fratelli , Poveri Cavalieri di Cristo, potevano essere di tre specie:

  • Il  Capitolo Ordinario, che aveva cadenza settimanale e si svolgeva quando vi fosse la presenza di almeno quattro Fratelli. Aveva il compito di giudicare le mancanze tra i Cavalieri, relativamente alla Regola.
     
  • Il Capitolo Provinciale, che aveva funzione giudicante su contrasti relativi alla vita del sodalizio, che venissero stimati importanti.
     
  • Il Capitolo Generale. Era composto dall’intero Convento, dai Maestri, dai Balivi, dai Sottobalivi, dai Commandeurs, oltre che da un certo numero di Cavalieri eletti dagli altri.
     

Chi non era calvo doveva scoprirsi il capo. Si assicuravano che nessuno ascoltasse, al di fuori della sala capitolare, ciò che veniva detto nei Capitoli. Nessuno poteva muoversi per andare verso il fondo, ma potevano muoversi per andare davanti, anche senza permesso.

La confessione dei peccati avveniva alzandosi, scoprendosi il capo, andando verso colui che officiava in Capitolo facendo due o più genuflessioni, come segno di umiltà, e pronunciando le parole: “ Mio buon Signore, chiedo perdono a Dio ed alla Vergine, a voi ed ai fratelli per aver commesso questa mancanza “ narrando di seguito la propria colpa per intero ed in modo verace, senza menzogna né vergogna né paura, poiché se vi era menzogna non vi era confessione

Il Capitolo fu creato proprio per consentire ai fratelli di confessare le proprie colpe e fare ammenda.

Dopo la confessione, l’officiante gli comandava di uscire. Il peccatore si ritirava in un luogo dove non si potesse sentire quanto avveniva in Capitolo, perché il reo lo interdiva.

L’officiante esponeva il peccato all’Assemblea che si esprimeva sul modo di comportarsi con il fratello che aveva sbagliato.

Dopo aver preso atto del parere della maggioranza, l’officiante richiamava il fratello e lo erudiva su come la maggioranza si era espressa, senza riferire chi personalmente si era espresso.

Quando un fratello chiedeva perdono per una colpa tutti i fratelli rei per quella colpa dovevano chiedere perdono insieme a lui.

Per tutte le colpe confessate in una sola confessio pubblica , c’era una sola punizione. Il perdono per le colpe commesse si doveva dare.

 

SINGOLARMENTE

In Capitolo ciascun fratello doveva contrastare chi diceva cose scorrette o aveva atteggiamenti o faceva azioni scorrette, tutti avevano il dovere di censurarlo. Era l’unica occasione in cui il fratello poteva accusare il fratello.

Mentre si prendeva parte al Capitolo, ciascun fratello doveva riflettere bene e ricordarsi se avesse violato il vincolo a cui era sottoposto: “se ha partecipato correttamente alle funzioni, se non ha suscitato l’ira di un altro fratello, se ha osservato le regole“.

Se gli pareva di aver mancato non doveva lasciare il Capitolo senza aver chiesto perdono e fatto ammenda. Se il fratello nascondeva le proprie colpe, questo diventava fatto gravissimo di disobbedienza.

Le mancanze venivano ricordate al fratello prima in separata sede, per permettere al fratello di denunciare da sé la propria colpa in Capitolo.

LE ACCUSE NON DOVEVANO ASSOLUTAMENTE ESSERE FATTE DINANZI AD ESTRANEI  AL SODALIZIO.

Se il fratello non denunciava la propria colpa, il fratello che ne era a conoscenza poteva far presente al Capitolo la mancanza. Il fratello interessato, con umiltà non doveva adirarsi ma accogliere in fratellanza l’accusa del fratello, non replicare e chiedere perdono. Poi se l’accusa non rispondeva al vero, poteva chiamare testimoni a sua discolpa. I testimoni giuravano davanti all’officiante, sul proprio onore, di affermare la verità. Gli accusati potevano chiamare anche a testimone Dio con le parole: “ Dio mi guardi “.

 

LA CHIAMATA A CONSIGLIO DEI FRATELLI

Ogni volta che si doveva trattare qualche affare di particolare importanza, il Maestro o Commandeur convocava il Capitolo ed esponeva lui stesso.

Sentito il parere dei fratelli, ci rifletteva sopra e quindi si comportava secondo ciò che era meglio. Ora se c’era l’uso di convocare a Capitolo o Consiglio è perché il Signore si rivela attraverso tutti i fratelli.

I fratelli erano chiamati ad esprimersi con tutta umiltà e sottomissione, senza presumere di difendere ostinatamente il proprio punto di vista.

La decisione dipendeva dai superiori e tutti erano dovuti all’obbedienza in ciò che Egli aveva ritenuto più conveniente.
Tuttavia come è giusto che i sudditi obbediscano ai superiori, così è doveroso che i superiori dispongano tutto con prudenza e giustizia.

Tutti però erano chiamati ad osservare la Regola senza allontanarsene temerariamente.

Nessuno doveva seguire la propria volontà: “ ...nè osi discutere con i propri superiori ostinatamente o fuori dalla fraternità’ ….”.

Chi osava farlo veniva sottoposto a disciplina.

I superiori però, da parte loro, dovevano fare ogni cosa con il timore di Dio e l’osservanza della Regola, sapendo di dover rendere conto senza dubbio a Dio, giustissimo giudice, di tutte le loro decisioni.
 
Se si dovevano trattare interessi di minore importanza, era usanza di convocare un consiglio di anziani, come sta scritto nel libro dei Proverbi e nel Siracide: “ Fa tutto col Consiglio e, alla fine dell’azione, non te ne pentirai “ ( Pr 31,3 ; Sir 32,19 ).

 

LA CHIAMATA A CONSIGLIO NELLA SMEC

Secondo i nostri Statuti, la nuova Suprema Milizia Equitum Christi osserva l’antica Regola convocando i Fratelli:

  • Assemblea: Convocazione di tutti i fratelli e le sorelle
     
  • Capitolo: Convocazione dei Dignitari e Commandeur
     
  • Consiglio d’Onore e Commissioni: Convocazione dei fratelli e delle sorelle collaboratori diretti del Priore e collaboratori esperti del Priorato

 



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        La storia dei templari
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