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  IL TEMPLARE DEL TERZO MILLENNIO  

“La Suprema Militia Equitum Christi non è un’associazione a scopo di lucro; non è un club di amici desiderosi di incontrarsi una volta al mese; non è un organo caritatevole dove il denaro rimpiazza l’azione. Essa non è un’associazione nella quale si appartiene passivamente”così recita la odierna liturgia dell’investitura dei novizi.

Nel “Liber ad Milites Christi de laude novae militiae” scritto a sostegno del futuro Ordine dei Templari, che verrà ufficialmente riconosciuto nel Concilio convocato a Troyes, nella Champagne il 13 gennaio 1129, Bernardo di Clairvaux insiste in modo particolare sulla lettera di San Paolo agli Efesini (Ef. VI-10) per cercare di spiegare e far capire quella che era una vera e propria svolta nella storia della Chiesa, che offriva ai pubblici peccatori un modo legittimo di fare penitenza, guerreggiando per la stessa.

Come conciliare, all’atto della costituzione degli Ordini Militari, il guerriero con il frate, il bellator con l’orator , la preghiera atto di unione col Dio creatore e la guerra con la sua crudeltà? Come far convivere il dettato evangelico e una rivalutazione del valore religioso della vita dei laici e della loro apostolicità, con quella del monaco che doveva avere una vita di preghiera, di obbedienza, di castità e di povertà ?   Ma al di la del fatto storico che pure non fu privo di aspre polemiche, di infinite disquisizioni sulla “guerra giusta” e sui frati guerrieri, vero e proprio scandalo, motivo di crisi di coscienza, pretesto di condanne, a noi – oggi – interessa lo spirito religioso che conduce alla vita “con Cristo, in Cristo, e per Cristo” per il cristiano che era ed è miles Christi o atleta Christi impegnato nella società come protagonista della Rivelazione e costruttore del Regno di Dio, ma anche ed essenzialmente in se stesso come vero protagonista della lotta fra il Bene e il Male.

Ecco allora San Paolo che nella seconda lettera a Timoteo (IV-7) lo conforta con l’augurio “di combattere la buona battaglia” , battaglia spirituale si intende, e siccome rifondare le relazioni sociali sulla fraternità e sulla collaborazione non indicano certamente una via facile, di tutto riposo, l’uomo nuovo in Cristo deve sapere di essere chiamato ad una sfida mortale contro le insidie del maligno che tenta in ogni modo di impedire che si instauri tra le persone il clima voluto da Dio perché in esso si riducono drasticamente gli spazi del peccato e dell’egoismo. Perciò non bastano le risorse umane per opporsi a quelle insidie, ma la forza e il vigore devono essere attinti “nel Signore” e nella sua potenza.   Nella lettera agli Efesini (VI – 10) troviamo l’apostolo Paolo che incoraggia alla battaglia “indossando l’intera armatura di Dio per resistere nel giorno del malvagio,…cingendo ai fianchi la cintura della verità,…indossando la corazza della giustizia e calzando i piedi con la prontezza che dà il vangelo della pace,…imbracciando lo scudo della fede,…prendendo l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Mossi dallo Spirito pregate incessantemente”.

Ogni cedimento alla menzogna o all’ipocrisia indebolisce in modo irrimediabile la forza del combattente cristiano che lotta nel nome “del vangelo della pace” per cui la vittoria non consisterà nella sconfitta e nell’umiliazione del nemico, ma nell’annuncio della riconciliazione e nel trionfo della verità, della giustizia e della pace.Le varie e molteplici tentazioni devono sempre passare attraverso lo sciagurato assenso della nostra libertà, sapendo però, che non saremo mai tentati al di sopra delle nostre forze (1Cor. X-13).

Se non ci si nutre di assidua meditazione della parola di Dio, di vita sacramentale e soprattutto eucaristica non si riuscirà a far fronte agli impegni della vita cristiana, nella famiglia e nella società.

 



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        La storia dei templari
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